(Milano, 14 Settembre) Il rischio di un treno su due cancellato,
l'inaccettabile soluzione di dover almeno raddoppiare il costo
dei biglietti, e pesanti risvolti sul piano non solo
dell'occupazione, ma anche sul traffico e sulla mobilità. Questo
lo scenario che si prospetterebbe per i pendolari lombardi, nel
caso in cui la manovra finanziaria confermasse il taglio di 266
milioni di euro per il trasporto pubblico locale in Lombardia. A
spiegarlo è l'assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità
Raffaele Cattaneo, prima della seduta della Commissione
Infrastrutture, Mobilità e Governo del territorio che si terrà
questo pomeriggio a Roma.
"Abbiamo provato a calcolare quali sarebbero le conseguenze se i
tagli al trasporto venissero confermati - spiega Cattaneo - e a
simulare cosa accadrebbe se raccogliessimo davvero le
esortazioni di chi ha sottolineato la necessità che il trasporto
pubblico locale cammini con le proprie gambe". L'assessore ha
illustrato nel concreto le pesanti conseguenze "che renderebbero
impossibile la mobilità in Lombardia".
Come annunciato, per far fronte alla manovra dovrebbe essere
mediamente eliminata una corsa su due. Concretamente
significherebbe che su 2.200 corse in Lombardia oltre 1.000
dovrebbero essere cancellate. Ad esempio, il servizio suburbano
(Linee S) dimezzerebbe le frequenze, passando da un treno ogni
mezz'ora a un treno ogni ora, rendendo impossibile il trasporto
pendolare nelle ore di punta.
"Se la scelta fosse quella di concentrare il servizio in alcune
fasce orarie o in alcuni giorni - prosegue Cattaneo - non
riusciremmo comunque a coprire l'intera fascia pendolare".
Per dare un'idea dei valori in gioco azzerando il servizio nei
week end, pari a 45 milioni di euro la domenica e 52 milioni di
euro il sabato, non si recupererebbero neppure la metà dei
tagli.
Analogamente, eliminando il servizio nelle fasce estreme, cioè
prima delle 6 del mattino e dopo le 21, si potrebbero recuperare
solo 55 milioni di euro. Ciò senza contare gli impatti
sull'occupazione e sui conti di Trenord che ovviamente
subirebbero pesantissime conseguenze. E' stato calcolato infatti
che l'azienda avrebbe almeno 1500 esuberi.
Applicando l'altra leva disponibile, ovvero quella delle
tariffe, per sostenere i tagli, il costo di abbonamenti e
biglietti dovrebbe raddoppiare.
Ecco alcuni esempi come puro esercizio teorico: sulla direttrice
Milano-Varese il biglietto singolo che oggi costa 5.65 euro
passerebbe a 11.30 e l'abbonamento di 87 euro passerebbe a 174
euro. Sulla Milano-Lecco il biglietto singolo che oggi costa
4.45 euro passerebbe a 8.90 e l'abbonamento di 74.50 euro
passerebbe a 149 euro. Sulla Milano-Brescia il biglietto singolo
che oggi costa 6.80 euro passerebbe a 13.60 e l'abbonamento di
93.50 euro passerebbe a 187 euro. Sulla Milano-Bergamo il
biglietto singolo che oggi costa 5.15 euro passerebbe a 10.30 e
l'abbonamento di 82 euro passerebbe a 164 euro.
"Se dovessimo dare ascolto a chi afferma la necessità che il
trasporto pubblico locale cammini con le proprie gambe -
prosegue Cattaneo - le tariffe dovrebbero essere addirittura
triplicate ed è del tutto evidente che con costi di tale entità
buona parte dell'utenza si sposterebbe dal treno all'auto, con
impatti pesantissimi sulle già congestionate strade lombarde".
TUTTI IN CODA - Oggi 650.000 pendolari utilizzano ogni giorno il
servizio ferroviario lombardo. Ipotizzando che con il raddoppio
delle tariffe o il dimezzamento delle corse un quarto dei
viaggiatori si sposterebbe dal treno per muoversi in auto,
secondo le stime di traffico si otterrebbe una coda di auto
virtuale aggiuntiva da smaltire di circa 6.100 chilometri.
Inoltre per i viaggiatori che continuassero a usare il treno si
prevede una perdita di tempo pari a circa 81.000 ore al giorno,
ovvero in termini economici a circa 1 milione di euro persi al
giorno (12 euro l'ora e almeno 300 milioni l'anno). Inoltre si
verificherebbe un aumento del tasso di affollamento dei treni
che passerebbe dal 150% attuale nelle ore di punta a una media
di affollamento che supererebbe il 250% dei posti offerti. In
linea teorica in uno scenario di dimezzamento delle corse nelle
ore di punta un treno che oggi offre 650 posti a sedere dovrebbe
accogliere 1600 persone. "Con il risultato evidente - spiega
Cattaneo - che molti pendolari resterebbero a piedi".
"Queste conseguenze sono insostenibili - conclude l'assessore -
e i numeri che abbiamo mostrato lo confermano pienamente. Il
senso delle manifestazioni di questi giorni è di far comprendere
l'impraticabilità di questo scenario e la necessità di una
misura correttiva per evitare il collasso non solo del trasporto
ferroviario, ma dell'intera mobilità lombarda. Non si tratta di
un'iniziativa contro qualcuno, ma di far comprendere qualcosa di
essenziale".